“Ti
ho detto che questo uovo è mio!”
“Quante
volte ti devo ripetere che tu sei una faina e che gli animali come te
fanno una cosa sola con le uova: ci infilano i dentini e se le
mangiano succhiando dai buchetti che ci hanno fatto. Non puoi
generare delle uova tue.”
“Lo
ripeterai finché lo desideri, poiché so per certo che questo uovo è
mio!”
“Ma
non puoi essere tanto stupida da credere che da quell'uovo nascerà
tuo figlio! Chissà da dove l'avrai rubato. Dalle dimensioni direi
che si tratta di un imponente albatross di terra. Lascia perdere che
faremmo meglio a mangiarlo.”
“Smettila
subito, maledetto gattaccio! Non potrei mai mangiare mio figlio!”
“Ma
allora sei proprio stupida! Zuccona, ecco che cosa sei! Te ne vai in
giro con un uovo in mano cercando un posto dove covarlo; in pieno
giorno per di più...”
“Sì,
perché così mi va di fare!”
“Questo
sole mi sta uccidendo! Anche dentro a questa foresta fa molto caldo.
Il mio pelo si seccherà. Il nero si sbiadirà e non luccicherà più
al sole. E gli umani non mi daranno più da mangiare perché sarò
troppo brutto. E sarà tutta colpa tua! Non potremmo, che so.... Ehi,
arriva qualcuno!”
“Ho
sentito”
“Si
direbbe un umano. Nasconditi. Ehi! Ho detto nasconditi! Come facciamo
a non farci notare se ti metti proprio accanto al sentiero, fra le
radici di un albero? Non starai...? Non farlo! Ma perché devi
metterti a covare l'uovo proprio adesso? Sta arrivando un umano!”
“Perché
non vai a nasconderti tu, se tanto sei spaventato, invece di startene
appollaiato sulla mia coda come fai da ore? E poi non sei tu che
parli sempre degli umani?”
“Gli
umani sono stupidi. Mi servono perché hanno sempre cibo e rifugi per
le giornate troppo calde. Ma ecco che arrivano. Troppo tardi per
nascondersi.”
“Buongiorno
signora faina. Buongiorno signor gatto. Rose è il mio nome. Questi
sono Taros e il suo pollo Ares.”
“Buongiorno
a voi. Kahla è il mio nome e questi è Lènor, un gatto molto
petulante.”
“Non
sono affatto petulante. Sei tu ad essere assurda! Che cosa fanno una
fata, un uomo e un pollo in mezzo alla grande foresta?”
“E
che cosa ci fanno una faina e un gatto in giro in pieno giorno?”
“Perdonalo
Taros. Questo gatto ha davvero una lingua impertinente. Io sto
covando il mio uovo. Sì, non fare quella faccia, pollo! Questo è il
mio uovo! Mio figlio! Mentre lui mi si è appollaiato sulla coda
stamattina e non ne è più sceso.”
“Ma
che assurda scemenza! Perfino un pollo come me sa che l'unica cosa
che una faina farebbe con un uovo è di infilarci i dentini affilati
e berne il contenuto!”
“Grazie
del sostegno, caro Ares. Sto provando a farglielo capire da ore!”
“Solamente
perché quasi tutte le faine farebbero come dite, non significa che
non possa esistere qualcuno di diverso. Io ho generato questo uovo ed
ho intenzione di covarlo finché non ne nascerà mio figlio!”
“Cocciuta!
Quindi Taros, i nostri intenti li conoscete. Ma non ci avete ancora
detto che cosa porta voi nel cuore della foresta.”
“Hai
ragione... perdonateci. La mia razza è diffidente per storia. Stiamo
andando verso il grande platano per parlare con la regina.”
“Siete
quasi arrivati. Permettete che venga con voi. Vorrei parlare anche io
con la regina. Per mettere un punto a questa faccenda e far tacere
questo gatto petulante, se non altro.”
“Molto
bene. Andiamoci allora!”
“Vengo
anche io, eh!”
“Ma
certo Lènor! Non avevo dubbio alcuno, dato che non vuoi scendere
dalla mia coda.”
“In
marcia dunque. Se come dite voi siamo vicini, non vedo l'ora di
raggiungere il trono di pietra sul vecchio platano.”
“Chicchirichì!”
La Grande Foresta I - Rose
La Grande Foresta II - Un uomo e il suo pollo
La Grande Foresta III - Lo stagno che non ghiaccia
La Grande Foresta IV - Colei che gonfia l'uva
La Grande Foresta V - Porte improbabili
La Grande Foresta VII - La regina della foresta
La Grande Foresta VIII - La roccia dei piccioni di carta
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