La mia nave è
scivolata velocemente sul mare, accompagnata dai venti e dalle
correnti favorevoli che, grazie a Leonde, potevo controllare.
A nord, vicino alle
terre dei ghiacci, si trova un'isola carica di mistero. Semplicemente
chiamata l'Isola. Lì si trova il tempio delle otto finestre.
Un edificio
rettangolare. Senza particolari di rilievo. Una sola navata. Un
portone a due ante di massiccio legno, di nero e d'oro dipinto, si
apriva su uno dei lati minori. I muri di pietra grigia. I blocchi
quadrati. Chiari.
Ho attraversato il
portone e dentro v'era solo un corridoio su cui si affacciavano otto
finestre. Quattro a destra nere e quattro a sinistra dorate. Il lato
opposto a quello del portone era in ombra e non riuscivo a scorgerlo.
Tutto era silenzio.
Non c'era nessuno e nulla. Sul pavimento erano sparsi petali di rosa
rossa.
La volta era
sostenuta a destra da imponenti strutture di metallo nero. A sinistra
il tetto poggiava sui rami di giovani betulle dalle foglie dorate e
la corteccia sottile bianca. Gli alberi parevano non risentire del
peso. La volta a destra era compatta e pesante; sembrava di pietra
anch'essa. A sinistra era invece composta di vetrate che lasciavano
filtrare i raggi del sole caldo di fuori. Qui era fresco.
Mi sono incamminato
lungo il corridoio, ma ad un certo punto – dopo pochi passi – non
sono riuscito più a proseguire. Mi sono voltato a destra ed era
tanto prossima la prima finestra che ho potuto afferrarla senza dover
allungare il braccio.
Si è aperta al mio
lieve spingere e, dopo aver scavalcato il davanzale, mi sono trovato
in un canneto di bambù. Era rigoglioso e fitto. Tanto da non poter
essere penetrato di lontano con lo sguardo.
La finestra da cui
ero entrato era scomparsa ed ora non dovevo far altro che trovare
l'uscita. Io sono il Mago e quando ho ordinato al mio bastone
"Guidami" egli mi ha condotto al sicuro verso uno spiazzo
fra le canne.
Lì una femmina di
panda coccolava il suo cucciolo, tenendolo steso su un braccio.
Pareva canticchiare qualcosa, dai rumori che emetteva.
Aveva creato un
giaciglio per sé e il piccolo, composto di foglie morbide.
La femmina mi ha
guardato curiosa, ma non intimorita. I suoi occhi erano espressivi.
Con la zampa che non reggeva il cucciolo mi ha indicato un punto alla
sua destra. Mi ci sono avvicinato ed ho trovato una finestra dorata.
Mi sono voltato per salutarla, ma la femmina di panda e il suo
cucciolo erano spariti.
Sono arrivato sul
prato dei pavoni vanitosi. Essi tutti, per punirsi della loro vanità,
si erano imposti la cecità, quasi all'unanimità.
E così se ne
giravano, con le code spalancate in ventagli dai mille occhi blu,
pesanti e ciechi. Mostravano i loro sfarzi a compagni che non
potevano vedersi.
"Che
assurdità!".
Così ho esclamato
quando con un movimento della mano ho liberato i volatili dalle loro
bende.
"Siete
sciocchi! Si può essere belli senza essere vanitosi. Che merito ne
avete se le vostre piume splendono e sono desiderabili e se le vostre
teste sono coronate? Godetevi la bellezza. Non c'è 'più bello' e
'più brutto'. C'è solo diverso".
La finestra si è
materializzata subito dopo. La terza finestra, un'altra nera. Sospesa
nel vuoto.
Mi sono trovato in
una stanza. Decine di farfalle rosa svolazzavano attorno ad un abito
rosso su un manichino, un busto di legno.
La stanza era
piccola e piena di oggetti, ma pulita e ordinata.
Non mi sono fermato
a lungo perché ho visto subito la finestra successiva ed ho
proseguito.
Mi sono ritrovato in
mezzo alla neve.
Una piazza
illuminata. Regali impacchettati. Ma invece di trovarsi sotto ad un
albero, si trovavano ai piedi di un gigantesco orso bianco.
Apparentemente travestito da albero di Natale. Circondato da festoni
e palline luminose stava seduto immobile con una corona di candele in
cima alla testa a circondare una grossa stella dorata.
Mi sono avvicinato a
lui per vedere se dormisse.
"Amico mio"
gli ho chiesto "per quale motivo stai qui e ti fingi un albero
di Natale?".
Lui mi ha risposto.
"Io voglio
essere un albero. L'albero più bello del mondo. Voglio essere un
abete ed essere decorato ogni anno."
"Io posso farlo
avvenire."
"Fallo, ti
prego. Non desidero altro."
"Il
procedimento però è irreversibile. Diventerai un abete, il più
bell'abete che la terra abbia visto, con tronco grosso e rami
rigogliosi. Ma da allora il tuo destino sarà quello e non so dire se
il cambiamento ti farà felice o meno."
"Accetto!
Fallo, te ne prego".
Ed io l'ho fatto.
Ora è il più bell'abete che il mondo abbia visto. Spero di
incontrarlo di nuovo un giorno.
A quel punto è
comparsa la finestra successiva.
Ho avuto un momento
di spavento quando mi sono trovato sotto a quelle mucche volanti. E
la mia fuga in cerca di riparo mi ha portato fino a qui, da voi.
Voi mi raccontate
che le mucche volano quando viene scelta la nuova regina. E mi
raccontate altresì che il motivo per cui vi trovo tutti qui è
proprio questo, ossia l'incoronazione della nuova regina.
Ora mi è tutto
chiaro.
Quindi mi onora
conoscervi tutti: Taros, Kahla, Ares, Lènor, Mèra, Karàd e Ràstel.
Credo sia il momento
anche per me di conoscere la regina Rose, seduta sul trono di Rami e
Foglie sul platano più vecchio nel cuore della Grande Foresta.
[TI è piaciuto il racconto? Non ti è piaciuto? Qualcosa non ti è chiaro? Lascia un commento, scrivimi una mail, mi farebbe piacere conoscere la tua opinione! :-)
Ti piacerebbe sapere come termina la narrazione del Mago? Vorresti sapere cosa accade ora? Torna qui la settimana prossima e troverai altre avventure del Mago e non solo.]
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La storia che hai letto è una parte di tre. Se vuoi leggere il resto, segui i link:
Parte 1 - Il mago che amava Leonde
Parte 2 - Il tempio delle otto finestre
Parte 3 - Il divoratore di libri
Parte 1 - Il mago che amava Leonde
Parte 2 - Il tempio delle otto finestre
Parte 3 - Il divoratore di libri
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